Quando si parla dell'artista giapponese Riyoko Ikeda si pensa subito all'anime Lady Oscar, la sua opera più conosciuta ed importante.
Da sempre la vita di Maria Antonietta all'interno della reggia di Versailles ha affascinato un po' tutti nel corso degli anni e alla Ikeda va riconosciuto il merito di avere realizzato, più di tanti altri, un ritratto indelebile nella nostra memoria di quegli aristocratici e della loro condotta.
Riyoko Ikeda nacque nel 1947 a Osaka. Sua madre discendeva da un'antica dinastia di samurai, mentre il padre era di umili origini: il loro fu un matrimonio d'amore per il quale andarono contro le proprie famiglie.
La Ikeda frequentò il liceo Hakuō di Tokyo (una delle scuole private più prestigiose del paese) e successivamente entrò nell'Università Tsukuba. Ispirata dagli ideali rivoluzionari in voga durante gli anni '60 e '70, diventò membro di una organizzazione studentesca del Partito Comunista Giapponese e venne coinvolta in un movimento anti-nucleare, che però non le valse l'appoggio della famiglia.
Per mantenersi la Ikeda decise quindi di diventare una mangaka. Nel 1972 pubblicò Lady Oscar sulla rivista Margaret dopo numerosi alterchi con la casa editrice: l'editore non era infatti persuaso che un argomento di questo tipo potesse interessare delle bambine. L'opera fu un enorme successo che negli anni divenne di portata globale anche grazie all'opera teatrale del 1974 della compagnia Takarazuka Revue (andò in scena più di mille volte), il film e la serie animata.
In seguito la Ikeda continuò a pubblicare manga storici ambientati in Europa.
Nel 2008 fu la prima mangaka al mondo ad essere conferita della Legione d'onore per il suo contributo alla diffusione della cultura e della storia francese.
LADY OSCAR
Il titolo originale in giapponese di quest'opera è ベルサイユのばらBerusaiyu no bara, letteralmente "Le rose di Versailles" e non Lady Oscar come nella traduzione italiana: questo titolo fu scelto per l'anime italiano a seguito del film del 1979 del regista Jacques Demy intitolato appunto Lady Oscar.
Chi siano invece le rose di Vesailles è difficile dirlo con esattezza, sono state fatte numerose ipotesi al riguardo: c'è chi sostiene che la giusta traduzione del titolo sia al singolare e che La rosa di Versailles sia Lady Oscar o la regina Maria Antonietta (vera protagonista in realtà dell'opera), altri invece dicono che le rose siano i membri dell'aristocrazia che abitavano la reggia o più semplicemente i personaggi principali: Maria Antonietta, il conte Fersen e Lady Oscar.
Per la stesura dell'opera la Ikeda si basò sulla biografia Maria Antonietta - una vita involontariamente eroica di Stefan Zweig (1932), proponendo un ritratto della Francia della seconda metà del '700 fino alla Rivoluzione (l'anime termina con la morte di Oscar, mentre il manga prosegue fino al Terrore, introducendo la figura di Bonaparte).
Il manga è incentrato principalmente su Maria Antonietta, Oscar ne è una figura di supporto sebbene con l'avanzare della trama avrà un ruolo maggiore per via del grande successo di pubblico. Il manga, inoltre, è molto più comico e fedele alla realtà storica rispetto all'anime, motivo per cui quest'ultimo venne criticato dall'autrice che non lo riconobbe come proprio - senza contare gli enormi tagli della censura italiana che hanno snaturato la stessa Oscar e oscurato argomenti ritenuti scomodi come la prostituzione e l'omosessualità.
L'ambiente in cui si muovono i personaggi è Versailles, la residenza reale dei Borbone situata nella cittadine di Versailles a 20 km da Parigi. Fu istituita come residenza dell'aristocrazia e dei nobili per volere di Luigi XIV per allontanarsi dalla capitale e i suoi abitanti in seguito al movimento della rivolta della Fronda parlamentare. Divenne immediatamente, anche come struttura, il simbolo del potere assoluto della monarchia francese durante l'Ancien Régime e, allo stesso tempo, una gabbia dorata per i suoi abitanti, i quali venivano costantemente controllati per paura di intrighi e insurrezioni vivendo negli agi più sfrenati ai danni del popolo dell'intera nazione, senza alcun interesse nel loro riguardi.
L'opera presenta alcuni personaggi realmente esisti e altri di finzione ma utili allo scopo narrativo.
Come già detto, la regina Maria Antonietta è in realtà la vera protagonista: dalla vita serena e gioiosa in Austria fino alla sua morte, la Ikeda mette in scena il suo carattere umano di donna in una chiave moderna e di introspezione psicologia innovativa.
Lady Oscar è la sua guardia personale. Di nobili origini, scorta la regina durante le sue uscite quotidiane al fine di proteggerla.
Cresciuta dal padre come un uomo, Oscar è il fulcro della crisi di identità di genere dell'opera ma anche simbolo della Rivoluzione stessa, in quanto incarna i valori della Repubblica ma soprattutto la presa di coscienza di un nuovo ordine. E' lei che in qualità di soggetto universale, non del tutto uomo e né del tutto donna, fa propri i dettami di libertà, fraternità ed uguaglianza che hanno portato alla fine dell'Ancien Régime. Oscar si schiera dalla parte del popolo (a cui appartiene tra l'altro André Grandier) abbondando la regina.
Per Lady Oscar la Ikeda ha detto di essersi ispirata a Pierre-Augustin Hulin: inizialmente militare delle forze armate della corona, durante la Rivoluzione sfidò i cannoni della Bastiglia.
Una seconda ispirazione possibile potrebbe anche essere Marie-Jeanne Schellinck, una donna belga che, dopo essersi travestita da soldato, si arruolò nell'esercito francese ottenendo il grado di sottotenente.
Hans Axel von Fersen fu il conte svedese considerato l'amante della regina Maria Antonietta, nonché l'artefice della fallita fuga della famiglia reale a Varennes.
La contessa Du Barry fu l'ultima favorita di Luigi XV. Estremamente antipatica alla regina, fu un'abilissima tessitrice di intrighi a palazzo che le valsero una posizione privilegiata sebbene non fosse di origini nobili.
La duchessa di Polignac fu una delle favorite della regina, alla quale riuscì ad estorcere enormi favori e ricchezze. Ebbe moltissimi detrattori, tanto che durante l'affare della collana in Francia vennero prodotti degli opuscoli che la ritraevano come l'amante lesbica di Maria Antonietta. Ad ogni modo, fu lei a spingere la regina a spendere enormi quantità di denaro in oggetti e passatempi frivoli come il gioco d'azzardo.
La figura di Rosalie è ispirata a Rosalie Lamorlière, cameriera della regina durante il suo periodo alla Concergierie in attesa del processo.
Jeanne è ispirata a Jeanne-de-Saint-Rémy-de luz de Valois, o contessa de la Motte, ricordata per l'affare della collana in cui implicò Maria Antonietta.
Maximilien de Robespierre, detto "l'incorruttibile", fu il vero capo della Rivoluzione e dominatore del Terrore, tanto da ispirare numerosi dittatori come Lenin e Stalin.
Louis Antoine Léon Florelle de Saint-Just fu un rivoluzionario e seguace di Robespierre, anche lui artefice e sostenitore del Terrore.
Andrè Grandier è invece un personaggio di finzione il cui rapporto con Oscar è stato costruito dalla Ikeda su modello dei propri genitori.
LA MODA
Grazie a Maria Antonietta la Francia divenne il polo più importante d'Europa per ciò che concerne la moda. Fu infatti grazie a lei che per la prima volta vengono a delinearsi le figure dello stilista e dell'hairdresser.
Procedendo con ordine, la stessa Lady Oscar presenta diverse divise a seconda del ruolo svolto. I colori da lei indossati sono quelli presenti sull'attuale bandiera francese.
La prima divisa presentata è quella bianca: Oscar è comandante della guardia reale e si occupa della difesa personale della regina.
La seconda divisa è quella rossa: Oscar è ora capitano della guardia di sua maestà durante il regno dei due giovani ed inesperti sovrani, mentre il malcontento del terzo stato aumenta.
L'a terza divisa indossata da Oscar è quella blu da comandante del reggimento delle Guardie Francesi a Parigi. In realtà si tratta di un'inesattezza storica, poiché la divisa blu era in realtà del periodo napoleonico.
Nella serie si vede inoltre Oscar indossare l'alta uniforme per i balli a corte e, per una sola occasione solamente, Oscar veste abiti femminili.
Nel manga viene presentata la figura di Marie-Jeanne Rose Bertin. Modista, potrebbe essere considerata la prima stilista della storia sennonché a quel tempo esistevano ancora le corporazioni che non davano spazio all'estro del sarto - questa professione si delineò dopo la Rivoluzione, quando venne a mancare l'esclusività dell'aristocrazia nell'ottenere oggetti di lusso, poi di appannaggio anche della borghesia.
La Bertin aprì a Parigi la sua prima boutique Le Grand Mogol dove fu apprezzata dalle donne benestanti per le sue creazioni (robe à la polonaise in primis) che comprendevano panier sotto la gonna, corsetti, pizzi, ombrellini e ventagli. Solo due anni dopo Maria Antonietta la scelse come modista personale, incontrandola due volte a settimana: realizzò tutti i suoi abiti fino al 1792.
Divenne così in vista da essere chiamata dai detrattori "ministro della moda": le sue opere furono indossate dalle donne dell'aristocrazia ed esportate nelle grandi città europee come Londra, Vienna e San Pietroburgo. Fu grazie a lei che Parigi divenne il centro della moda europea.
Una riproduzione molto fedele degli abiti della Bertin sono stati realizzati dalla costumista Milena Canonero per il film di Sofia Coppola Marie Antoniette (2006), che le è valso un Premio Oscar nel 2007 per Migliori costumi.
Il film mostra anche un altro personaggio in vista a corte, Léonard Autié, considerato il primo hairdresser della storia: grande sperimentatore ed innovatore, fu il parrucchiere preferito della regina e il più richiesto delle dame della nobiltà.
Autié e la Bertin furono così importanti da ridare vita al giornale di moda Journal des Dames.
In modo particolare Autié viene ricordato la pettinatura "ques-à-co", composta da tre piume dietro la testa, e le più eccentriche e scomode come quella a "pouf". Quest'ultima, realizzata per la prima volta sulla duchessa di Chartres, veniva realizzata con una struttura metallica e di cuscinetti su cui venivano appuntate delle garze e i capelli spalmati di pomata (una miscela di grasso animale e profumo). Si aggiungeva poi all'impalcatura dell'olio ai chiodi di garofano contro pulci e zecche, nastri, gioielli, fiori, piume e ciondoli (a volte anche verdure). Il tutto veniva ultimato con della cipria.
Il "pouf" fu l'acconciatura più esagerata mostrata a corte ma anche la più derisa dal popolo. Un pouf poteva arrivare al metro di altezza ed era ingombrante e fastidioso, senza contare che causava giramenti di testa, mal di schiena e perdita dei capelli.
Il "pouf" più eccentrico fu forse quello presentato dalla regina in occasione del ballo del 1785 in onore di Jean-Francoise Laperouse tornato in patria con il veliero Belle Poule (da cui il nome dell'acconciatura), che venne riprodotto in carta pesta sulla testa di Maria Antonietta.
Il film della Coppola mostra altri spunti di riflessione interessanti che avvicinano il suo lavoro a quello della Ikeda.
Entrambe le autrici hanno infatti realizzato un ritratto di Versailles estremamente moderno e attuale, dando spazio ad un'introspezione psicologica dei protagonisti di tipo moderno. Il dramma umano, così come in una tragedia greca, è la scoperta dell'io, che nel percorso dei personaggi della Coppola e della Ikeda combacia con l'adolescenza, una fase dell'essere umano che nel '700 non esisteva ma che viene inventata difatti a partire dagli anni '60 del '900 nell'era della massificazione dei consumi.
In passato il passaggio dall'infanzia all'età adulta avveniva in maniera pressoché repentina: i bambini stessi venivano educati e vestiti come piccoli adulti perché non c'era una fase di transizione vera e propria. Nella seconda metà del '900, grazie al benessere raggiunto dalla società dei consumi, i giovani diventano un nuovo mercato a cui rivolgere beni targettizzati.
Così come i giovani della nostra epoca vogliono divertirsi ed essere alla moda senza curarsi delle questioni importanti, allo stesso modo i giovani a Versailles si disinteressano completamente di ciò che subisce il popolo di Francia.
Questa è una lettura in chiave moderna della vita e dell'atteggiamento della Maria Antonietta delle due autrici che, nella realtà, altro non era che uno stile di vita egoista ma anche inconsapevole.
In questo modo la regina viene ritratta come una celebrity attorniata dalle star del momento, stilisti e curatori di immagine. Questa visione pop viene sottolineata ulteriormente dalla Coppola attraverso un uso sapiente di musica classica e moderna: vengono scelti stili come rock, post-punk e new wave e band come The Strokes, The Cure, Siouxie & The Banshees e i Bow Wow Wow, un gruppo degli anni '80 fondato da Malcom McLaren per promuovere la linea moda di Vivienne Westwood (artista particolarmente apprezzata anche dalla mangaka Ai Yazawa).
Il fascino del '700, la moda e la musica hanno suscitato un enorme interesse in tutto il mondo nel corso degli anni. In Giappone, a questo proposito, va menzionato il gruppo Versailles fondato nel 2007: band visual kei della corrente yōshikibi in cui il rock melodico è influenzato dalla musica classica e l'estetica è di tipo neoclassica e medievale europea.
Per la FW 2020 Jeremy Scott ha portato sulla passerella di Moschino una collezione sfacciatamente ispirata all'opera della Ikeda. Una collezione che in realtà non è stata accolta favorevolmente dai fan dell'autrice ma che anzi ha fatto storcere il naso alla stessa Ikeda Riyoko Production che definito l'ha definita "rozza". La stessa casa di produzione avrebbe inoltre dichiarato di non essere stata avvertita prima del debutto della sfilata.